15 febbraio ore 08.30
La sveglia urla per ricordarci che oggi è IL giorno: si va a Piacenza per fare il pieno, in termini di fegato e bagagliaio, di vini naturali, territorio e tradizioni.
Poco importa che la sera prima si sia festeggiato il San Valentino con un cumulo di amici scoppiati – no, NON intendo single – e tanto alcol, LEI – la sveglia ssssssssassina – continua a suonare.
Apro un occhio e realizzo: cielo… come farò a bere ancora?!? In stato di semi incoscienza apro il freezer, pesco 5 bastoncini di pesce e li sbatto al microonde per 4 minuti e 20 secondi. Lo ammetto, sono uno dei miei gastro-sgarri più gettonati. Ma shhhhhhh – acqua in bocca – che poi mi si rovina la reputazione.
Ebbene si, lo sto facendo davvero. Bastoncini di pesce alle 08.30 del mattino. Chiaro segnale – insieme al sopracciglio alzato di LUI e alla relativa espressione di rimprovero, calzante come un blazer sartoriale – che la giornata comincerà in salita.
Alle 10.30 siamo a Piacenza col calice in mano. Sarò pure friulana, ma otto anni di Milano m’hanno indubbiamente alterato il genoma. O sarà l’età?!? Mmmmm… Davvero, ora ho bisogno che si faccia ‘na certa. Così temporeggio con un giro di saluti e qualche tappa food: le marmellate di Etnella, i sott’olio de La Baita, i formaggi de Il Cardo, la pasta della Casa del Tajarin, i biscottini di Daniele Marziali. Poi la birra Ofelia ha la meglio e sfodero sicura il mio calice. Che i giochi abbiano inizio!!
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Rotti gli indugi non rimane che analizzare la lista dei vignaioli, scartare – ahimè – le ottime conoscenze, e testare quanti più vini sconosciuti possibile.
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Non c’è stato un vino che io abbia bevuto che non mi sia piaciuto, o che non mi abbia incuriosita. Botta di culo? Netta passione per i vini naturali? Io, che di vino non capisco tecnicamente una cippa ma che vado a naso gusto? Ottime doti organizzative di chi ha scelto gli espositori? Forse tutto assieme, ma quello che è certo è che la giornata è stata un crescendo di belle e buone scoperte.
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Quindi, eccoli qui, i vini che mi son portata (le chiavi della cantina ce le ha LUI, chissà perché) ci siam portati a casa:
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CHAMPAGNE METISSE Extra Brut – Olivier Horiot
Ok, è dosato, ma solo 2 gr litro, che è proprio poco. Lo fanno a sud della regione dello Champagne, a Côte des Bar su un terreno argilloso e calcareo. Lavorano in regime biodinamico e ne producono meno di 3.000 bottiglie. È un assemblaggio di uve Pinot, 80% noir e 20% Blanc. Lo Champagne perfetto per un’oriunda udinese. È stato vendemmiato nel 2010 e sboccato ad agosto 2013. Fosse un segno zodiacale sarebbe proprio un leone: buona sostanza, carattere forte e poco propenso ai compromessi. Non so perché ma l’ho sentito molto… mio.
PINOT GRIS 2011 – Domaine BRAND & FILS
Vini interessantissimi quelli di questa cantina alsaziana. Il Gewurztraminer è esattamente come mai te lo aspetteresti, e per molti questo è un bene. La mia scelta è ricaduta, però, sul Pinot Grigio. Il sapore di questo vino è stato totalmente avvolgente e inebriante. M’è parso di fare un salto all’indietro tra i ricordi della mia infanzia, un sapore ancor più stupefacente se si considera che l’uva non viene raccolta surmatura e che non viene macerata. Ma il gusto pare proprio quello lì.
SAUTERNES 2009 – Château Pascaud-Villefranche
Questo Sauternes proviene dal comune di Barsac ed è composto in prevalenza da Sémillon, Sauvignon Blanc e Muscadelle e il colore è leggermente torbido e ambrato. Al gusto mi ha ricordato l’albicocca candita, il miele, la buccia d’arancia e lo zafferano. È dolce ma non stucchevole e si conserva molto bene negli anni. Abbiamo avuto modo di assaggiare anche il loro sauvignon, destinato al consumo personale del proprietario, il cui sapore di polpa di pera matura me lo ricorderò a lungo davvero. Un vero e proprio capolavoro. Peccato non poterlo rubare e portare a casa. “Ubriacatevi di vino e di storia” è il moto di Château Pascaud-Villefranche.
ASCARO 2010 e SOTTOSERA 2010 – Azienda Biodinamica Fausto Andi
Lo confesso. Non avevo ancora mai bevuto i vini di Fausto Andi e me ne sono innamorata al primo sorso. Quando LUI mi diceva che Fausto è un visionario, facevo fatica a capire appieno il senso di questa frase. Mi è bastato parlare con questo vignaiolo per mezzora per rimanere totalmente affascinata dalla sua voglia di ricerca, sperimentazione e rispetto per la natura. La sua è una di quelle cantine cui bisogna assolutamente far visita, e prenditi la giornata intera per farti spiegare tutto per bene, ce ne vale la pena. Entrambe queste Barbera rappresentano al meglio il concetto di succo d’uva. Sono avvolgenti, mature, di corpo ma al tempo stesso stranamente morbide, il Sottosera arriva a 16.5% vol. Eh! Ma se non le bevi non puoi davvero capire. O almeno, io non sono in grado di racchiudere in poche parole la grandezza e la morbida potenza di questi meravigliosi vini. Fausto Andi definisce il Sottosera 2010 ancora giovane e poco equilibrato, quasi che guardasse un figlio adolescente ancora nell’età ribelle. E lui, da papà paziente, aspetta che quella nota dolce evolva e sparisca con l’incedere naturale del tempo, elemento naturale e imprescindibile di qualsiasi buon vino. Le sue bottiglie, poi, sono bellissime e dipinte a mano dal laboratorio sociale Fuori dalla Mischia. Otto persone, diversamente abili, che nella famiglia Andi trovano accoglienza, lavoro e partecipazione.
Nota a margine: se potete fermatevi a pranzare nel suo agriturismo, pare che Fausto sappia anche cucinare benissimo.
TUDERI 2007, TENORES 2010, DETTORI 2011 – Tenute Dettori
Dopo i vini di Fausto Andi ho cercato rifugio presso lo stand di una cantina – da me tanto amata – capace di tener testa ai vini assolutamente strepitosi appena bevuti. Ad accoglierci una diagonale di Cannonau da urlo. Le vigne giovani da loro hanno 53 anni (Tuderi 2007), quelle del Tenores battono classe 1913 e, infine, quelle del Dettori sono addirittura del 1882. Nessuno dei loro vini fa legno, solo cemento. E l’uva non viene pressata, sono il peso e il tempo a giocare un ruolo cruciale nella partita della fermentazione. La concentrazione di profumi, sapori ed emozioni che riescono a racchiudere al loro interno è davvero strabiliante: scrivo e col cuore sono ancora lì, persa in un voluttuoso turbinio di frutti rossi e macchia mediterranea. Anche i loro Moscadeddu, uva Moscato in purezza, e Dettori Bianco, uva Vermentino in purezza, sono buoni da perdere i sensi. Ad un certo punto Fabio D’Uffizi mi ha guardato e detto: “Ale, butta, che la gradazione alcolica è alta”. Ho aperto bocca e se n’è uscita solo una sillaba: “NO!!”, mentre stringevo al petto il calice.
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MALVASIA – Camillo Donati
Questo vino non l’ho riassaggiato. L’abbiamo solo comprato, certi dell’immancabile soddisfazione che genera ad ogni stappo di bottiglia. È fatto con Malvasia Aromatica di Candia, proveniente da Creta, uno dei vitigni più antichi e più aromatici al mondo. Fino a 30/50 anni fa veniva vinificato solo in dolce o amabile, ma oggi da’ ottimi risultati anche in secco.
È di un bel colore giallo paglierino, molto profumato e con un inconfondibile retrogusto amarognolo. Ho detto amarognolo, non amaricante. È un vino molto potente, sia nel profumo che in bocca ed è sicuramente adatto ad accompagnare qualsiasi piatto. Se poi te lo scordi in cantina per un po’ saprà essere un’ottima spalla anche per piatti belli tosti. Certo, scordarselo e farlo avanzare è la vera impresa.
CALIPTRA 2013 – Ca’ Liptra
4 soci e un intento: quello di confondere, incuriosire, stupire – e non per forza in positivo – con l’originalità e la continua evoluzione dei loro vini. Il Caliptra, nasce nelle Marche da uve Verdicchio e Trebbiano, e mi ha subito colpito per la sua mineralità e per il sapore deciso, sebbene sia un vino giovane, frutto della macerazione sul trebbiano. È uno di quei vini da “Sete, ancora!” e, visto l’ottimo rapporto qualità prezzo, il consiglio è quello di riempirsene la cantina.
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SESSANTA 2012 – Ferlat Vini
Qui ci siam fermati – teoricamente – solo per un salutare un amico, ma vuoi non allungare il calice e cogliere la sfida al grido di “Io, fossi in te, lo riassaggerei”. Eh, quanta ragione ha avuto Moreno, bisogna sempre saper leggere tra le righe – anche se sei mezzo sbronzo – e cogliere i suggerimenti di chi ne sa. C’era una volta un Cabernet Franc Riserva che appariva leggermente scomposto ma che preannunciava grandi cose. Ecco, finalmente è giunto il momento di assaggiare quel vino che, oggi, si è trasformato in un bellissimo cigno. Stessa interessante evoluzione anche per il Friulano 2013. E poi sarà che un respiro di Friuli mi fa sempre un gran bene… grazie Moreno!
PINOT GRIGIO RAMATO 2013 – Flaibani
Friulani d’autore fatti con amore. Eh sì perché la continua spola tra Bologna e Cividale del Friuli, nel week end, di passione ne richiede davvero davvero tanta. 5 ettari e solo 12/15.000 bottiglie. L’uva viene raccolta a mano, messa in cassetta e pressata col torchio, come una volta. Qui ho bevuto l’arancione che mi sarei aspettata di trovare a Sorgente del Vino Live. Da Falibani usano solo uve autoctone e, per il friulano, quella dal peduncolo rosso – che è parente stretto del Sauvignon – che conferisce al vino l’aromaticità, la freschezza e l’intensità che tanto mi sono piaciute.
‘NZEMMULA 2012 – Vini Ferrara Sardo
Questo nerello mascalese – che cresce a un’altitudine di 700 metri, su versante nord dell’Etna – rispecchia l’amore per i ricordi d’infanzia del produttore. Per questo egli ritiene che non sia giusto descriverlo: “Mi piace pensare che vino e degustatore stabiliscano in piena libertà i termini del loro scambio“. Non a caso il vino si chiama ‘nzemmula, in dialetto siciliano “insieme”. Così ho deciso di rispettare la sua volontà limitandomi a dire che questo è un vino molto particolare che mi ha subito colpito e intrigato; se dovessi scegliere un aggettivo propenderei per interessante. Un vino, e una cantina, da tenere sott’occhio.
TRE VIE e CASÈ RIVA DEL CILIEGIO 2012 – Casè – naturally wine
Vini assolutamente particolari, li collocherei tra lo spiazzante e il divertente. Mi sono ritrovata ad assaggiarli e ridacchiare tra me e me, non a caso questa cantina trae la propria soddisfazione dal cercare di ottenere vini creativi, con risultati non convenzionali e ricchi di sapori inaspettati. Tutti i loro vini fanno macerazione sulle bucce – anche i bianchi – e non sono filtrati. Il Tre Vie è un vino fruttato e morbido, che viene prodotto con uve di vecchi vitigni locali affinate in acciaio. Il Casè Riva del Ciliegio è un Pinot Nero non convenzionale. L’altitudine del vigneto e il terreno argilloso e calcareo regalano un vino asciutto, tagliente e minerale. Il periodo di macerazione e l’affinamento in botti di legno aggiungono struttura e complessità a un vino che può evolvere in bottiglia per più di 10 anni, dando ogni volta un risultato diverso e sorprendente. Ricorda il cioccolato e le spezie e, il nostro – sempre perché le chiavi della cantina ce le ha LUI – intento è quello di dimenticarlo in cantina e riscoprirlo tra qualche anno.
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Ci sarebbe molto altro da dire su Sorgente del Vino Live e sulle aziende vinicole partecipanti ma preferisco lasciar qualcosa ‘indietro’ per la prossima edizione!
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La mia menzione d’onore, as usual, va a Fattoria Vallenostra che con la loro fantastica focaccia al salame cotto, Montebore e scorza di limone mi salva la vita e pure il fegato. Ho un unico problema, la dipendenza, e il non potermene andare a mangiarla almeno tre volte a settimana!